Qualche sera fa le Iene hanno riproposto in prima serata la storia di Marco Pantani e l’inchiesta sulle cause della sua morte. Contestualmente Sky on demand ha riproposto il film del 2015 “The Program” sulla storia di un altro ciclista Lans Armstrong. Due storie diverse, che in comune hanno solo la bicicletta, due volti di due diverse medaglie. Il primo, Pantani, si è fatto schiacciare psicologicamente da qualcosa di assurdo, fermato a Giro d’Italia ormai vinto (il secondo di seguito, quello del 1999) per ematocrito sopra il limite consentito e da lì squalifiche, processi, mortificazioni che lo hanno portato alla solitudine, alla depressione, alla cocaina e chissà a quale altro losco giro che lo ha portato alla morte nel 2004, un campione che aveva la possibilità di barare, il tempo di evitare i controlli, di nascondersi con la vittoria già in pugno e non lo ha fatto, la cui forza fisica che gli ha consentito di recuperare decine di infortuni non è stata pari a quella mentale. Quella testa che non è riuscita a superare, a comprendere cosa stesse accadendo alla sua vita e che lo ha abbandonato al suo tragico destino. L’altro, Armstrong, forte soprattutto mentalmente, disposto a tutto pur di vincere. È la sua testa che gli fa sconfiggere un tumore – onore a lui – che lo fa tornare a pedalare, che lo rende non solo personalmente protagonista di truffa sportiva, ma anche abile regista e manipolatore di una intera squadra. Uno sportivo che bara e si prende tutto il tempo per farlo, che aggira i controlli con ogni sistema e formula e che ammette di essere un baro solo quando è messo alla strette da testimoni, e che oggi – nonostante avvocati e danni da pagare – continua a guadagnare milioni di dollari grazie agli investimenti fatti ai tempi d’oro.
Ecco due storie, due modelli, due campioni, una scelta e due strade completamente diverse, che ci fanno riflettere e pensare.
E tu che scelta sei?